a cura della Redazione
Il nostro comitato di redazione, considerate anche le sollecitazioni pervenute dagli iscritti al Laboratorio, ritiene doveroso e non solo opportuno prendere posizione riguardo alla assurda deriva guerrafondaia in corso. E, non è solo un curioso gioco di parole, nel prendere posizione condivide l’appello del network di accademici di Sociologia di posizione, pubblicato ieri sul quotidiano ‘Il Manifesto’, e che qui viene riproposto nella sua interezza. I Padri della Costituzione hanno insegnato che senza la partecipazione e l’impegno di tutti la stessa Carta costituzionale resta un testo scritto su un foglio bianco. Tocca a tutti, valorizzando tutte le proprie possibilità, contribuire a mantenere la pace. Impegniamoci, non c’è tempo da perdere prima che di tempo non ce ne sia più.
In questa fase storica drammatica in cui nuovi venti di guerra attraversano il vecchio continente aggravando fatalmente la crisi globale generata dalla pandemia, come sociologhe e sociologi riteniamo necessario “prendere posizione” per la pace in modo incondizionato.
È uno di quei momenti in cui per noi è fondamentale ribadire con forza alcuni valori che sono alla base del nostro lavoro scientifico.
Rifiutiamo la guerra in tutte le sue forme, rifiutiamo il militarismo e le politiche di riarmo. Siamo contro ogni logica di potenza e per la de-nuclearizzazione del mondo. Siamo e saremo sempre dalla parte delle popolazioni quando i loro governi intraprendono azioni contrarie al vivere civile.
Per questo come primi firmatari del network “Sociologia di Posizione” condanniamo l’aggressione militare russa. Riconosciamo, al contempo, che l’espansione della Nato di questi ultimi anni ha contribuito all’escalation del conflitto.
Siamo con il popolo ucraino affinché ritrovi presto la pace. Siamo con il popolo del Donbass. Siamo con il popolo russo che manifesta per la pace e contro l’isolamento imposto da una scellerata politica basata sulla volontà di potenza. La guerra è sempre e solo barbarie. La pace si persegue con la solidarietà internazionale, la diplomazia e il dialogo.
Non possiamo dunque non esprimere sconcerto per la scelta dell’Unione Europea che, invece di rivestire un ruolo costruttivo per la pace, ha optato per la corsa al riarmo. La pace non si ottiene attraverso la guerra. L’Unione Europea ha perso l’occasione di acquisire una nuova centralità internazionale.
Infine siamo seriamente preoccupati per il clima irrazionale e manicheo che si sta diffondendo in Italia. Come intellettuali che credono nel confronto e nello spirito critico non possiamo accettare le semplificazioni di questi giorni, una sorta di militarizzazione dello spazio pubblico. Come docenti sentiamo il dovere di aiutare le nostre studentesse e i nostri studenti, le nostre interlocutrici e i nostri interlocutori a comprendere insieme a noi la complessità della fase storica che stiamo vivendo, senza cedere a polarizzazioni che producono esclusione, censura e radicamento identitario. Il posizionamento critico in cui crediamo presuppone consapevolezza delle differenze e apertura alla comprensione, perché i conflitti possono essere attraversati senza necessariamente dover cedere alla violenza. Riteniamo piuttosto che la guerra costituisca una dismisura feroce e malata degli stessi conflitti, legittimi e persino necessari nelle democrazie occidentali. Condanniamo altresì qualsiasi modalità di intervento disciplinare costruito sulla banalizzazione del modello amico/nemico e teso a screditare secoli di cultura russa. Siamo contro ogni isolamento culturale. Auspichiamo, soprattutto in questa fase, il mantenimento dei normali rapporti di cooperazione tra la comunità scientifica internazionale e quella ucraina e russa. La storia non si può processare, nemmeno la cultura.
Il nostro impegno intellettuale, specie in questi terribili giorni, è quello di preservare la democrazia reale, applicando tutte le nostre capacità critiche per trasformare il contesto in cui siamo in modo inclusivo, plurale e collaborativo. Siamo fermamente convinte e convinti che conoscenza e impegno civile siano decisivi per uscire dalla barbarie, o quantomeno per lasciare dei segni di interpretazione e comprensione imprescindibili per un superamento di questa crisi.
Network Sociologia di posizione, i primi firmatari: Manuel Anselmi (Univ. di Bergamo); Sandro Busso (Univ. di Torino); Loris Caruso (Univ. di Bergamo); Davide Caselli (Univ. Milano-Bicocca); Federico Chicchi (Univ. di Bologna); Ernesto D’Albergo (Univ. La Sapienza); Fabio de Nardis (Univ. di Foggia); Alberto De Nicola (Univ. di Bologna); Edoardo Esposto (Univ. La Sapienza); Stefania Ferraro (Unisob, Napoli); Costanza Galanti (Univ. di Padova); Enrico Gargiulo (Univ. di Bologna); Giulio Moini (Univ. La Sapienza); Vincenza Pellegrino (Univ. Di Parma), Caterina Peroni (IRPPS-CNR); Antonello Petrillo (Unisob, Napoli); Fabio Quassoli (Univ. Milano-Bicocca); Giuseppe Ricotta (Univ. La Sapienza); Cirus Rinaldi (Univ. di Palermo); Onofrio Romano (Univ. Di Roma Tre); Pietro Saitta (Univ. di Messina); Angelo Salento (Univ. del Salento); Anna Simone (Univ. di Roma Tre); Michele Sorice (LUISS, Guido Carli); Valeria Verdolini, (Univ. Milano-Bicocca);.