La Sociologia clinica nel trattamento dei casi di violenza contro le donne: un laboratorio esperienziale presso l’Università di Caldas condotto da Fernando de Yzaguirre García
di Gianluca Piscitelli
La violenza domestica e, più in generale, la violenza contro le donne è un problema che può trovare una soluzione concreta con gli strumenti che la Sociologia clinica mette a disposizione delle persone più fragili, consentendo di preservare o riconquistare a favore di queste ultime l’integrità, la dignità e il benessere. E’ uno dei temi trattati lo scorso 13 marzo 2020 nell’ambito della seconda edizione dei “Dialoghi sociologici” dell’Universidad de Caldas, in Colombia. L’incontro – dal titolo Teoria y método de la Sociologia clinica: una perspectiva epistemológica para la acción desde las ciencias sociales – si è svolto in due fasi, la prima teorica e la seconda pratica-esperienziale. Hanno partecipato il Prof. Fabian Herrera, Ordinario di Sociologia dell’Universidad de Caldas – organizzatore del Seminario di ricerca sulle soggettività e la diversità sociale – il Prof. Fernando de Yzaguirre García, Ordinario di Sociologia presso l’Universidad del Atlantico a Baranquilla (Colombia); altri esponenti del mondo universitario e una collettività di studenti e cittadini.
L’eccezionalità della presenza di Fernando de Yzaguirre García ha reso l’evento davvero speciale. Il Prof. Yzaguirre, spagnolo d’origine, prima di trasferirsi in Sudamerica si è laureato in Sociologia presso la UNED di Madrid; ha acquisito il titolo di Sociologo clinico presso l’Université Paris VII con il Prof. Vincent de Gaulejac e quello di Dottore di ricerca in Psicologia Sociale presso l’Università Complutense di Madrid dove ha avuto l’opportunità di lavorare a stretto contatto con il rinomato sociologo spagnolo José Ramón Torregrosa.
Nel corso della prima parte dell’incontro, Yzaguirre ha specificato che la Sociologia clinica si collega al focus drammaturgico di Erving Goffman, nel senso che l’esperienza sociale dell’interazione (o la vita quotidiana in generale) combina elementi esposti a un uditorio, alla società: questo insieme di elementi è certamente un evento comunicativo e simbolico, ma anche esperienziale. Per Yzaguirre, le scienze sociali e la sociologia, in particolare, sono scienze ‘multiparadigmatiche’ e il modo in cui viene espresso il contenuto di un concetto o il processo metodologico per la realizzazione di un laboratorio esperienziale, dipende dalle premesse teoriche da cui muove chi lo realizza, senza necessariamente limitarsi ad uno specifico paradigma, metodo o metodologia se non utile o indispensabile per il momento applicativo. Si delinea all’orizzonte del sociologo pratico, pertanto, una nuova prospettiva metodologica, un’epistemologia per l’azione e per il cambiamento che offre l’opportunità di cogliere le modalità di formazione del pensiero che sono generate a partire dall’esperienza e dall’insieme dei partecipanti all’esperienza stessa. Ciò vuol dire che è necessario imparare dall’esperienza di ogni persona perché è una conoscenza utile non solo a comprendere la traiettoria di vita di ognuno ma anche a cogliere quali sono i fattori sociali e storici che danno forma e senso alle azioni che si realizzano quotidianamente.
La Sociologia clinica parte dal fatto che è impossibile avvicinarsi alle problematiche sociali e comprenderle in profondità senza comprendere la soggettività, ossia le persone le cui biografie sono immerse in una ‘storicità’ che costruiscono insieme agli altri. A tal riguardo, l’approccio della Sociologia clinica si concretizza nell’intervento o, meglio ancora, nell’accompagnamento orientato verso il cambiamento sociale del quotidiano. Nell’ambito della metodologia di questo approccio, il sociologo mette da parte il suo ruolo di esperto per assumersi il compito di facilitarore, di comprendere il senso delle azioni degli individui con i quali è in relazione, di fare ascolto attivo al fine di apprezzare pienamente le esperienze degli attori sociali e le loro prospettive riguardo al mondo sociale in cui vivono.
A seguito della conclusione della sessione teorica dell’incontro, nel corso della quale Yzaguirre ha avuto modo di illustrare i fondamenti della Sociologia clinica, si è svolto il laboratorio esperienziale utilizzando la tecnica del teatro forum. La scelta di affrontare il tema dell’abuso sessuale e della violenza contro le donne è nata a seguito di una riunione tra diversi assistenti universitari e previa preparazione di un gruppo misto di studenti, sia donne che uomini. La tecnica del teatro forum viene utilizzata per rielaborare dei casi esperienziali, in anonimato, al fine di articolare tutti gli aspetti sociali e mentali dei partecipanti per ampliare la comprensione e favorire il cambiamento. Sono stati trattati due casi e, nella drammatizzazione di entrambi, si è approfondita la riflessione sulle tensioni, il conflitto, le attitudini, le ‘svolte’ metodologiche concernenti ciascun caso; ed è anche emerso, con tutta evidenza, in che termini i sociologi devono agire come facilitatori impegnati nel discernere gli aspetti psichici e sociali che incidono sulla vita sociale. E, attraverso questa modalità interattiva, insieme alle persone con le quali lavora, far emergere la connessione e la confluenza di conoscenze e decisioni che permetta loro di cambiare la direzione presa dagli eventi, un appello all’azione a partire dalla liberazione della parola. Come è stato osservato da Yzaguirre, non è tanto la tecnica usata a incidere sulla percezione e il mutamento di una problematica sociale, quanto il lavoro svolto dal sociologo clinico nel ruolo di facilitatore che mette in luce gli elementi più rilevanti dell’accadere sociale.
La Sociologia clinica, così, consente di dar voce a chi è stato storicamente dominato dalla strutture sociali, economiche e politiche nel dispiegarsi di azioni antidemocratiche. In tal senso, non si può non menzionare Pierre Bourdieu che in La misère du monde (trad. it. La miseria del mondo, Mimesis Edizioni, 2015), sottolineava come la ‘sofferenza sociale’ non deve essere compresa solo come una sofferenza soggettiva ma anche collettiva e morale. La Sociologia clinica, integra questa consapevolezza insistendo sul fatto che ci sono dolori umani la cui origine è sociale, sebbene abbiano una forte incidenza psichica – la sofferenza in senso ampio certo, ma anche la vergogna, la violenza – e, quindi, il loro superamento è eminentemente sociale e devono essere ridefiniti in ambiti sociali.
A tal riguardo, il laboratorio esperienziale diretto da Yzaguirre ha reso evidente che non si tratta solo di tenere in debita considerazione gli aspetti psicologici dell’attore sociale, ma anche e soprattutto quelli sociali che esercitano un’influenza sull’azione e sul senso che viene attibuito all’esperienza finendo per determinare, così, la realtà individuale dell’attore sociale stesso. Lo sforzo del sociologo clinico in quanto facilitatore è allora quello di rendere evidente l’invisibile al fine di sviluppare processi di cambiamento e di superamento della riproduzione di schemi culturali ereditati. Ed è ciò che è stato fatto nel laboratorio esperienziale che ha avuto come tema centrale l’abuso sessuale; con grande soddisfazione dei partecipanti, si è fatto esercizio di come superare la violenza maschilista attraverso l’adozione di diverse modalità d’azione nella situazione vissuta, sensibilizzandosi e cercando di comprendere al meglio l’accaduto. In termini operativi, la sessione esperienziale dell’incontro è stata feconda in quanto ha consentito di avvicinarsi ‘socialmente’ ad alcune esperienze di abuso sessuale, vedendo partecipi sia gli studenti sia il personale accademico, mediante la drammatizzazione di scenari e situazioni, lasciando uno spazio finale per la riflessione e la sistematizzazione della conoscenza emersa a vari livelli, intrecciando azioni individuali, sentimenti ed emozioni con fenomeni sociali, con la struttura sociale, il patriarcato e il consumismo.
Yzaguirre ha così concluso il suo lungo intervento dimostrando come la Sociologia clinica costituisca un approccio integrale che consente di superare la dicotomia individuo/società (considerando questi termini come una sola unità) e capace di porsi, allo stesso tempo, come una strategia di azione orientata al cambiamento sociale e all’emancipazione del soggetto.
Si ringraziano il Prof. Fabian Herrera e i membri del Semillero de investigación en Subjetividades: Diversidad Social
Programa de Sociología della Universidad de Caldas per la gentile concessione del materiale utile alla stesura del presente articolo.
Ad maiora semper!