di Lucio CIMARELLI, So.I.S. Società Italiana di Sociologia
Art. 11 L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
* * *
CHI NON SI CONFORMA AL BELLICISMO DOMINANTE
VIENE BOLLATO COME “PACEFONDAIO”, AMICO DI PUTIN
Sta dilagando in Italia una narrazione dominante, un “conformismo bellico” che bolla come filo-Putin, come “pacefondai”, tutti coloro che non si allineano alla logica delle armi e della guerra.
Lo cito come esempio paradigmatico: abbiamo visto come, a fine marzo, Federico Rampini del Corriere della Sera, abbia attaccato Marco Tarquinio (Direttore di Avvenire) a «L’aria che tira» su La7. Il Direttore di Avvenire aveva espresso la propria opinione secondo cui le sanzioni economiche «sono come bombardamenti: non piegano i regimi, ma piagano i popoli, si blocca il grano in Russia e si muore di fame in Nord Africa».
Rampini ha repplicato con un attacco – ritenendo «ignobile» il «mettere sullo stesso piano sanzioni e bombardamenti» e accusando Tarquinio di essere «uno dei tanti che lavorano per Putin». «Le sanzioni economiche sarebbero un’altra forma di guerra? Lo dica alle popolazioni civili massacrate», ha incalzato Rampini, a cui Marco Tarquinio ha replicato: «E lei lo dica a quelli che stanno morendo di fame. I morti in Ucraina valgono tanto quanto i morti di fame in Africa, perché non arriva più il grano. Non amo gli insulti, io ci metto la faccia da 41 anni e ogni anno raccontiamo le guerre che il mondo non vuole vedere e che sono alimentate dalle nostre armi».
Si tratta soltanto di un esempio che è tuttavia emblematico del pensiero unico dominante, del conformismo bellicista secondo cui, tutti coloro che espongono tesi contro la guerra sono amici di Putin. Aumentare la spesa militare, inviare armi, aumentare gli armamenti è la soluzione o il problema? L’interrogativo non ha lo scopo di indagare la questione dal punto di vista morale o etico, ma di efficacia rispetto alla soluzione della crisi e del ripristino della pace.
IL DOVERE DELLA PROPOSTA: SE NON ORA, QUANDO?
Che l’Ucraina stia subendo un’aggressione è sotto gli occhi di tutti e non è neppure il caso di discuterne, come non è in discussione il diritto degli Ucraini di difendersi. «Non è pacifista chi si dice a favore della pace, ma chi fa qualcosa di concreto per produrre pace. Non è guerrafondaio chi sostiene che gli ucraini hanno il diritto di difendersi dall’aggressore anche con le armi, ma chi pensa che le armi siano l’unico modo per reagire all’aggressione russa». Stefano Allevi, Avvenire, 01/04/2022.
Detto questo, noi abbiamo il dovere di ripudiare la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Se non ora, quando? I principi costituzionali vanno applicati nelle circostanze reali, nelle situazioni complesse come l’attuale. In caso contrario ridurremmo la nostra Carta fondativa ad un’inutile antologia di florilegi, buona per formulare banali frasi ad effetto, in occasione di pomposi e vacui discorsi, proclamati con solennità, nelle ricorrenze ufficiali.
Sullo scacchiere ucraino si sta giocando una partita più grande che tende a ridisegnare l’assetto geopolitico globale. Risulta estremamente pericoloso procrastinare cinicamente il conflitto cercando di conquistare posizioni sul campo di battaglia da far valere al tavolo dei negoziati. Questa è pura logica militare. Ad essere ripudiata non è la guerra, ma l’art. 11 della Carta Costituzionale, visto che ad orientare le sorti del conflitto e a dettare l’agenda della diplomazia, non sono il dialogo ed i negoziati, ma l’evoluzione bellica sul campo di battaglia.
Siamo semplici cittadini, ma dobbiamo pretendere che le Istituzioni italiane adottino una Politica Attiva per la Pace, imponendo una seria riapertura dei negoziati di pace, capaci di soffocare immediatamente il conflitto, facendo prevalere la diplomazia ed il dialogo, per scongiurare una espansione dello scontro, allontanare lo spettro di una guerra nucleare ed imboccare con decisione la via della pace. La guerra non avrà vincitori, ma solo perdenti e quanto più sarà lunga, tanto maggiori saranno i danni e le vittime.
L’Europa si è schierata: anche se non combatte direttamente, invia armi e viene annoverata tra i “nemici” (Paesi ostili) dalla Russia, senza peraltro essere considerata vera “alleata” dall’Ucraina. Ciò ha impedito all’Europa di assolvere ad un ruolo di mediazione tra le parti che sarebbe stato più utile ed efficace per la Pace.
Chiediamo con forza all’Italia di pretendere che l’Unione Europea e l’ONU assumano una posizione diversa, coerente con il ripudio della guerra e di accreditarsi come negoziatori autorevoli tra Russia e Ucraina. Appare surreale che questo compito sia stato lasciato alla buona volontà di singoli Stati, come Turchia e Israele, mentre era la prima, più urgente e più importante azione da mettere in campo sin dal primo giorno di guerra.
IL SILENZIO ASSORDANTE DELLA SOCIETÀ CIVILE
Abbiamo nel mondo, in questo momento, almeno trenta guerre dimenticate, conflitti che spargono sangue di milioni di uomini, provocando innumerevoli e inaudite sofferenze, inutili stragi e rovine, stupri, torture, uccisioni arbitrarie di civili inermi. È il solo e unico volto della violenza che si manifesta, quando si sceglie di scatenare il demone della guerra.
Ciò premesso, non si vuole effettuare alcuna tassonomia dei conflitti, reputando quello europeo, più importante rispetto a quelli in atto negli altri continenti; contestualmente non possiamo ignorare che la guerra tra Russia e Ucraina abbia la tragica peculiarità di esporre il mondo intero, al rischio di un conflitto nucleare.
A quest’ombra lugubre e spaventosa che si allunga sull’umanità fa da contrasto il silenzio assordante della Società Civile, dei Corpi Intermedi, ovvero delle reti di organizzazioni di cui tutti noi facciamo parte che sembrano vivere in una bolla, continuando ad occuparsi delle piccole e grandi cose ordinarie, come se il rischio di un’espansione del conflitto non fosse drammaticamente reale.
Per scendere ancora più sul concreto, propongo di creare un’aggregazione temporanea che potremmo immaginare di denominare Insieme per la Pace (o qualcosa di simile) composta di organizzazioni come Caritas, Agesci, Acli, Arci, Anpi, Marcia Perugia Assisi, Pax Christi, Alleanza Cooperative Italiane, Forum del Terzo Settore, Banca Popolare Etica, Medici Senza Frontiere, Emergency, Libera, organizzazioni sindacali e datoriali, singole imprese e cooperative sociali, tutto il variegato mondo del Terzo Settore che si mobilità per la Pace… Abbiamo il dovere della proposta, l’obbligo di offrire il nostro contributo alla Pace, facendo essenzialmente due cose:
- sollecitare le reti organizzative di cui facciamo parte, affinché si aggreghino, Insieme per la Pace, per promuovere un’azione di Pace finalizzata ad orientare le Istituzioni politiche nazionali e sovranazionali, in particolare UE e ONU, ad assumere comportamenti attivi di pace e dialogo, assumendo il ruolo di facilitatori del dialogo e di mediazione tra le parti, per l’unica conquista davvero importante: la Pace;
- costruire sui territori, relazioni di pace tra russi e ucraini. Bellissimo e profetico il gesto di Papa Francesco di far portare la Croce ad una donna russa ed una ucraina, nella XIII Stazione, durante la Via Crucis al Colosseo dello scorso 15 aprile. Imbarazzante la deplorazione ucraina del gesto e la conseguente decisione di non trasmettere, per protesta, l’evento sui media ucraini.
Più nel dettaglio:
DIMENSIONE VERTICALE: EUROPA COME SOGGETTO CHE MEDIA TRA LE PARTI
I negoziati sembrano essere diventati una vaga chimera da sbandierare di tanto in tanto, ma a cui nessuno crede più.
Papa Francesco sembra essere uno tra i pochi, se non l’unico, tra i leader mondiali ad aver mantenuto lucidità e la barra dritta verso la Pace; nell’introduzione del suo libro “Contro la Guerra” scrive «c’è bisogno di dialogo, di negoziato, di ascolto, di capacità e di creatività diplomatica, di politica lungimirante capace di costruire un nuovo sistema di convivenza che non sia più basato sulle armi, sulla potenza delle armi, sulla deterrenza. Ogni guerra rappresenta non soltanto una sconfitta della politica, ma anche una resa vergognosa di fronte alle forze del male».
Chiediamo alle reti di organizzazioni di cui facciamo parte, alle organizzazioni di rappresentanza, al mondo dell’associazionismo e del volontariato, della cooperazione sociale, al Forum del Terzo Settore, ai Comuni, alle Regioni, ai Partiti ed ai Movimenti Politici, ai Parlamentari italiani ed europei, al Governo, alla Presidenza della Repubblica, agli organi di informazione di costituire una grande aggregazione a maglie larghe, Insieme per la Pace, che si unisca con lo scopo di fermare la guerra, contrastando la logica bellicista, assumendo come propria bandiera l’art. 11 della Costituzione Italiana, imponendo l’immediata riapertura dei negoziati e ripudiando la guerra – hic et nunc – come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e conseguentemente assumendo con forza il ruolo di mediazione e negoziazione nel conflitto.
DIMENSIONE ORIZZONTALE: I POPOLI VOGLIONO LA PACE
Organizzare nei territori, in tutta Italia ed in tutta Europa dei momenti di incontro tra Ucraini e Russi; gli incontri possono avere una dimensione laica e/o religiosa, secondo la sensibilità delle delle organizzazioni promotrici, nei quali si rifletta e/o si preghi insieme tra cittadini Russi e Ucraini presenti in Italia (e in Europa), per dimostrare con i fatti che i Popoli vogliono la pace, chiedendo contestualmente con forza, ai rispettivi governi, di intavolare un serio negoziato e promuovendo, in prospettiva, una moratoria internazionale per la proibizione, a livello globale, delle armi nucleari.