a cura della Redazione
A breve, la rivista Sciences Humaines (SH) – pubblicazione indipendente e, ormai, indispensabile riferimento per tutti coloro che si occupano di scienze umane e sociali – festeggerà il suo trentennale (a dire il vero, appena compiuto) . Una rivista dalla storia atipica nata grazie alla ferma volontà di Jean-François Dortier, sociologo sabaudo allora 34enne, che ebbe l’ardire di proporre il suo progetto editoriale a Paul Dupuy – all’epoca a capo del gruppo Excelsior, editore del mensile Sciences and Life. Jean-François Dortier non aveva alcuna esperienza in campo editoriale, tanto meno delle competenze manageriali; ma un’idea forte si, ce l’aveva. Talmente forte da convincere Dupuy a creare un vero e proprio magazine, distribuito a livello nazionale, che diventasse il mensile di riferimento per le discipline umanistiche e sociali.
Il progetto intellettuale. Le prime fondamenta furono gettate nel 1989. In realtà il progetto editoriale di Dortier è germogliato molto prima, a metà degli anni ’80. J.-F. Dortier e Jean-Claude Ruano-Borbalan, i co-fondatori di SH, si conobbero quando erano studenti a Chambéry (in Savoia, appunto). Trotskisti, entrambi militavano nelle file dell’Organizzazione Comunista Internazionalista (OIC). J.-F. Dortier compì un percorso universitario ‘altalenante’ ed eclettico che lo portò dalla matematica alla sociologia, passando per la filosofia. Jean-Claude Ruano-Borbalan, invece, era un insegnante laureatosi in discipline storiche. Entrambi condividono il gusto per le sfide intellettuali e le domande ‘difficili’: cos’è l’umano? Come funziona il cervello? La storia ha un senso? Quali ‘ragioni ‘ guidano le società? Lettori voraci, cominciarono a creare un archivio e… a fare cultura. Così, è in questi primi anni di gestazione che prende forma l’idea di un ‘diario’, uno strumento intellettuale utile ad affrontare i problemi fondamentali delle scienze umane. Come dichiarerà Dortier: “sognavo di buttare giù un insieme di contenuti che m’avrebbe permesso di rispondere alle domande che m’ero posto durante l’adolescenza”.
La rivista Sciences Humaines è stata quindi concepita, fin dall’inizio, come uno strumento di conoscenza umanistico-sociale plurale e integrata. Dopo una fase di distribuzione sperimentale, il primo numero ufficiale esce in edicola il 15 novembre 1990 , dedicato all’opera di Edgar Morin. Vale la pena di accennare che, per lanciare la rivista, i fondatori beneficiarono del sostegno di un ‘mecenate’ inaspettato: il Yonne Mutual Surgical Fund (CCMY). All’epoca, il suo direttore – che svolse un ruolo esemplare nel mondo della cooperazione francese, Jacques Millereau – intraprese una vera e propria crociata affinché la conoscenza fosse appannaggio di tutti i soci, soprattutto quelli meno eruditi. Millereau sostenne l’idea – un contributo alquanto originale e ‘rivoluzionario’, potremmo dire – di solidarietà culturale che le mutue e il mondo cooperativo in generale avrebbero dovuto portare aventi. La CCMY finanzierà, così, i primi costi di distribuzione di SH fornendo altresì i locali e il necessario supporto amministrativo-contabile e logistico ad Auxerre. Ben presto, però, altri partner si uniranno: l’Yonne Républicaine, uno dei pochi quotidiani francesi con statuto cooperativo; e il mensile e il mensile Alternatives économique , il cui successo ispirò il gruppo fondatore di SH.
Le ragioni di uno straordinario successo. Nel corso dei trent’anni appena compiuti, SH e i suoi fondatori hanno potuto contare sul sostegno deciso di alcune tra le personalità di spicco del mondo scientifico e intellettuale francese come Dominique Desjeux, lo stesso Edgar Morin, Michel Crozier. Sono state, in particolare, queste che hanno offerto la fiducia e la legittimità che mancavano, come ricorda Philippe Cabin uno dei giornalisti di SH. Ed è stato tutto l’insieme di fattori appena citati a decretare l’insperato successo economico e di vendite dalla rivista. Ma anche certe importanti intuizioni hanno giocato la loro parte. Sin dai primi passi del suo progetto J.-F. Dortier è consapevole che le scienze umane e sociali stavano attraversando una profonda crisi. Di questa ne cominciarono poi a parlare, in Francia, lo storico Pierre Nora che – nel 1982 – annunciò sulla rivista Le Débat la fine dei “trenta gloriosi anni dell’editoria intellettuale”; e, Michel Prigent, presidente del comitato esecutivo del PUF, il quale nel 1985 scrisse un rapporto sull’editoria che suscitò scalpore. Egli, infatti, diagnosticò i termini di una crisi che si rivelò sempre più difficile da affrontare anche in termini economici a causa del calo della vendita di libri e riviste del settore umanistico e sociale. Per Dortier, invece, il calo delle vendite dei libri e delle riviste di scienze umane e sociali era un fenomeno da considerarsi molto relativo. In realtà, si sarebbe stati alle prese con un fenomeno più profondo: il cambiamento dei grandi paradigmi intellettuali. Scomparsi tutti i pensatori che avevano incantato gli anni Settanta del secolo scorso – da Jean-Paul Sartre a Jean Piaget, da Jacques Lacan a Michel Foucault e Fernand Braudel – erano altresì scomparse la figura dell’intellettuale impegnato e la ‘triangolazione’ imperante tra strutturalismo, marxismo e psicoanalisi, senza nessuno a cui passare il ‘testimone’.
Ad Auxerre, così, J.-F. Dortier ha già compiuto un passo in avanti: il sociologo sabaudo non crede più all’esistenza e alla centralità di una teoria imperante che consenta di abbracciare la totalità della realtà. Fu la lettura delle Memorie di Raymond Aron – compiuta nel 1983 – a segnare uno spartiacque e ad avere un ruolo dirompente, decisivo nella definizione delle strategie di sopravvivenza e crescita di SH. Dortier dichiarerà : “l’ho letto per smontarlo, ed è stato ciò che ho letto a smontare me. È stato un vero shock da lettura….il pluralismo esplicativo difeso da Aron mi ha convinto. Ogni teoria ultima del mondo e dell’uomo mi sembrava ormai vana”. J.-F. Dortier continuerà, sempre, ad approfondire il pensiero di Edgar Morin integrandolo con la sua nuova consapevolezza. Di Morin, in particolare, apprezzerà la riflessione sulla complessità, considerandola un’altra grande rivelazione intellettuale. Però, ha ormai le idee chiare: il tempo delle grandi storie è finito; è ora necessario combinare i diversi approcci e articolare tra loro le conoscenze specialistiche. Quanto accadrà poi, gli darà ragione.
SH oggi. Da allora S.H. si è evoluta, senza mai troppo discostarsi dall’entusiasmo iniziale grazie al fatto che, tra gli uomini e le donne che la realizzano, non è mai venuto meno il sentimento condiviso dell’essere impegnati a fare un’impresa collettiva. Ogni mese, SH continua ad offrire al lettore un’ampia prospettiva di idee e riflessioni – sui grandi temi delle scienze umane: l’individuo, le società, le organizzazioni, il linguaggio, ecc.. – utili a costruirsi autonomamente una propria visione del mondo. SH è una porta aperta alla conoscenza: una volta letto un articolo, il lettore sa subito che ci sono dei buoni libri per approfondire. Ma anche dei video (per saperne di più, CLICCA QUI)! L’entusiasmante avventura di SH continua e siamo disposti a scommettere che lo sarà ancora per lungo tempo; forse, non meno di quanto continueranno ad essere produttive e vitali la ricerca e l’applicazione delle scienze umane e sociali!